ROMA - Mostra PARABOLE D'ORIENTE Il Cristianesimo alla sfida del nuovo millennio

chiesa-medio-oriente-strapiena-foto-michele-bolzoniPARABOLE D'ORIENTE
Il Cristianesimo alla sfida del nuovo millennio


Apertura al pubblico: 19 settembre 2014 – 1 ottobre 2014

Roma, Complesso del Vittoriano - Gipsoteca, ingresso Ara Coeli

L’Ambasciata della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede e la Comunità di Sant’Egidio presentano, dal 19 settembre al 1 ottobre 2014, presso il Complesso del Vittoriano, la mostra fotografica “PARABOLE D'ORIENTE. IL CRISTIANESIMO ALLA SFIDA DEL NUOVO MILLENNIO”.

L’esposizione, che si svolge sotto il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, costituisce la tappa romana di una serie di mostre che toccheranno nell’arco di un anno diversi luoghi, passando per Bruxelles, Ginevra e New York. La prima tappa si è svolta a Rimini, alla XXXV edizione del MEETING PER L’AMICIZIA FRA I POPOLI, dal 24 al 30 agosto 2014.

La mostra ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica occidentale sulla questione dei cristiani orientali e sulla perdita dell’immenso patrimonio culturale cristiano in Medio Oriente.

Disseminati fra Egitto, Siria, Cipro, Libano, Iran, Iraq, Turchia, Israele e Palestina, i cristiani d'Oriente sono i diretti discendenti dei primi evangelizzatori. Dodici milioni di cristiani vivono sulle sponde orientali del Mar Mediterraneo che rischiano di non avere più l'aspetto disegnato dopo la prima Guerra Mondiale. La caduta o l'indebolimento di regimi decennali, le cosiddette "primavere arabe", l'avanzata del fondamentalismo islamico, il secolarismo europeo e gli interessi economici e politici delle potenze mondiali stanno stravolgendo la geografia dei confini mediorientali.

Negli anni '50 fra il Tigri e l'Eufrate vivevano cinque milioni e mezzo di cristiani; oggi ne è rimasto solo mezzo milione. I copti egiziani sono la comunità più numerosa, ma da quando è scoppiata la rivoluzione, nel 2011, circa 100.000 di loro lasciano il Paese ogni anno. La guerra in Siria è sotto gli occhi di tutti, anche se il dramma dei profughi e degli sfollati riesce raramente a guadagnarsi gli onori della cronaca. Il Libano oscilla fra i ricordi della guerra civile e i pericoli di una nuova divisone settaria. La Turchia deve ancora fare i conti con il genocidio degli armeni che nel 1915 inaugurò il declino dei rapporti fra cristiani e musulmani in Medio Oriente.

La diaspora delle popolazioni e le violenze in loco mettono a rischio non solo la presenza cristiana in Medio Oriente, ma anche il suo immenso patrimonio artistico e culturale. Città come la siriana Maaloula o l'antica capitale armena Ani, in Turchia, sono testimonianze di quanto il Cristianesimo orientale abbia offerto alla storia. Cacciati dalle terre d'origine da guerre ed economie deboli, odi e persecuzioni razziali, i cristiani d'Oriente sono diventati minoranze non tollerate o rinchiuse in ghetti. Credono di avere ancora un legame privilegiato con l'Occidente a cui lanciano invocazioni di soccorso. Questa mostra raccoglie le testimonianze dall'altra sponda del Mediterraneo. È una collezione di parabole che quei dodici milioni di cristiani vogliono spingere oltre i confini, per far arrivare al mondo le sfide imposte dal nuovo millennio.

L’esposizione “PARABOLE D’ORIENTE, I CRISTIANI ALLA SFIDA DEL TERZO MILLENNIO”, offre diversi piani di lettura, concependo una doppia visione fotografica della stessa area del mondo e delle sue problematiche affidata a linguaggi della fotografia contemporanea differenti e, per molti aspetti, complementari. Una scelta che offre una molteplice percezione e ispira letture per immagini.

La prima di queste è il lavoro di Michele Borzoni che ha dedicato più di tre anni alle comunità cristiane del Medio Oriente, viaggiando in ogni singolo Paese in tempi diversi per concentrarsi sulla morfologia umana e geografica. In questo modo ha potuto conoscere e abitare i luoghi dell’indagine fotografica e, soprattutto, osservare la difficile situazione attuale delle comunità là dove il Cristianesimo ha avuto origine.

Il suo approccio è riflessivo. Introduce ogni luogo con immagini di paesaggi perfette, equilibrate, capaci di comprendere la natura stessa del territorio. Questo è un progetto nato dal desiderio del viaggio, della scoperta, interpretati con rigore formale, mai empatico, sempre distaccato dagli eventi e sottoposto alla necessità della costruzione narrativa in cui le manifestazioni e i riti collettivi ottengono la stessa rilevanza degli ampi scenari, nell’intento di restituire un racconto che affidi a elementi diversi la responsabilità della rappresentazione. L’indagine è approfondita attraverso la ripresa di momenti di vita privata, ritratti d’interni e gesti quotidiani che, come una punteggiatura, accompagnano lo spettatore a guardare ogni scena dove tutto è silenziosamente vita, ricca di dettagli che raccontano storie.

Le immagini della cronaca, che compongono la seconda sezione della mostra, sono invece un punto di partenza inevitabile nel ruolo della fotografia testimone. Da sempre le hot news, come vengono definite le immagini utilizzate nell’informazione di carta e di pixel, sono la fonte primaria delle notizie. 

Per costruire questo racconto si è scelto di mostrare la realtà trasfigurata dalla guerra e dalla sofferenza delle comunità cristiane tentando di evitare gli stereotipi e la facile iconografia e restituendo alla fotografia una delle sue missioni fondamentali: essere un documento, testimonianza diretta di ciò che accade, capace di circostanziare gli eventi con date e luoghi. Puntuale e indispensabile strumento per la ricostruzione della storia.

Questa raccolta di singole immagini, cronache degli ultimi dieci anni, pone l’attenzione, attraverso la documentazione di eventi specifici, sui fatti e i momenti cruciali che hanno segnato la vita di queste comunità. E’ impossibile solo pensare di avere un quadro d’insieme della difficilissima geopolitica dell’area, ma l’intento è offrire una percezione, una misura dell’entità del disagio e la possibilità di operare parziali e personali ricostruzioni attraverso ogni singolo fotogramma.

Sono molti i fotografi coinvolti in questa impresa, testimoni responsabili di far sapere cosa sta succedendo nelle aree più pericolose del mondo, capaci di documentare e spesso denunciare crimini e soprusi, contribuendo alla ricerca della giustizia.
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Mostra promossa da:
Ambasciata della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede
Comunità di Sant’Egidio

Sotto il Patrocinio di: 
Pontificio Consiglio della Cultura

Organizzazione generale:
Zona

Responsabile del progetto: Vartan Karapetian
A cura di Renata Ferri

Una mostra fotografica sulle comunità cristiane in Medio Oriente con un lavoro monografico di Michele Borzoni
e una selezione di immagini delle agenzie di stampa.


Testi di Andrea Milluzzi
Catalogo: Società Editrice Fiorentina

INFO PUBBLICO:  COMPLESSO DEL VITTORIANO - SALA GIPSOTECA, ingresso Piazza Ara Coeli
Orario: Dal lunedì al giovedì 9.30 – 18.30; venerdì, sabato e domenica 9.30 – 19.30
Ultimo ingresso: 45 minuti prima dell’orario di chiusura Per informazioni: tel. 06/6780664

Ingresso gratuito

INFO STAMPA:
Ambasciata della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede
Tel.: +390687655696
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.