Siria, si rischia l’escalation militare · Mosca accusa Ankara di aver schierato una divisione nella provincia di Idlib ·

profughi grecia 508fbdd2ffc5e23ea3abc5fc9967bc69 18Peggiora la situazione umanitaria dei profughi fermi al confine tra Turchia e Grecia

In Siria si rischia una pericolosa escalation militare. È di questa mattina la notizia che la Turchia avrebbe violato gli accordi internazionali, schierando

una divisione nella zona di Idlib. Lo ha riferito il ministero della Difesa russo. «Nessuno in Occidente nota le azioni di Ankara, che ha dispiegato in violazione del diritto internazionale un gruppo offensivo grande quanto una divisione meccanizzata al fine di garantire con tutti i mezzi l’adempimento dell’accordo di Sochi» ha detto il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov. La divisione meccanizzata potrebbe essere composta da 14 mila militari, 250 carri armati e altre 300 unità corazzate, hanno riferito sempre fonti russe.

Intanto, questa mattina, altri due soldati turchi sono rimasti uccisi e altri 6 feriti a Idlib. Lo rende noto il ministero della Difesa turco, sottolineando che i militari di Ankara «hanno immediatamente risposto» al fuoco nemico. Salgono così ad almeno 39 i soldati turchi uccisi in Siria nell’ultima settimana. Ankara sostiene inoltre di aver «neutralizzato» (cioè ucciso o ferito) 3138 combattenti di Damasco dall’inizio dell’operazione, il 27 febbraio scorso.

Dunque, il clima si fa sempre più teso alla vigilia dell’atteso incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Com’è noto, la Russia sostiene apertamente l’esercito siriano e il governo di Assad considerandolo l’unico baluardo contro il terrorismo jihadista. La Turchia sostiene invece i ribelli antigovernativi.

I combattimenti stanno spingendo alla fuga moltissimi siriani. È critica la situazione al confine tra Turchia e Grecia: sono 130 mila le persone che si sono spostate dalle zone interne verso la frontiera per cercare di entrare nel territorio Ue dopo che Erdoğan ha deciso di allentare i controlli e le restrizioni, lamentando lo scarso sostegno dei paesi europei nei combattimenti in Siria. «Ankara non è nella posizione di fermare i migranti» ha spiegato il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu. Una crisi di fronte alla quale l’Ue prova a serrare i ranghi. «Chi cerca di mettere alla prova l’unità dell’Europa resterà deluso. Manterremo la linea e la nostra unità prevarrà. La Turchia non è un nemico e le persone non sono mezzi per raggiungere un obiettivo» ha detto ieri la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che si è recata alla frontiera greca, con i presidenti delle altre istituzioni europee e il premier greco Kyriakos Mitsotakis, che ha annunciato lo stanziamento di 700 milioni di euro in aiuto di Atene, definita «lo scudo d’Europa».

Secondo l’Onu, «la situazione nella provincia siriana di Idlib costituisce la più grande crisi di oggi nel mondo» e «ci sfida». Kevin Kennedy, rappresentante delle Nazioni Unite, ha spiegato ieri in una conferenza stampa che il palazzo di Vetro «sta intensificando gli sforzi» per risolvere la crisi.

Intanto, si segnala in Italia la lettera aperta di decine di donne impegnate in politica, nelle istituzioni locali, nazionali ed europee, nell’associazionismo e nelle professioni, inviata al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, alla quale chiedono di dare un «segnale forte e chiaro perché la dignità della persona umana e la solidarietà verso i più fragili restino i pilastri della nostra democrazia e della convivenza civile». L’appello si concentra sulla situazione che i profughi siriani stanno vivendo al confine tra la Turchia e la Grecia. «Donne, bambini e anziani, stremati dalla paura, dal freddo e dalla fame, che cercano riparo e rifugio in terra europea, trovano frontiere chiuse ma anche brutale repressione e respingimenti, vengono caricati con gas lacrimogeni e dispersi lungo il fiume Evros» si legge nella lettera.

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