Testimoni dell’unità con il Signore

03 cristo pantocratorMOSCA, 15. «Il male che è dentro gli uomini e le tentazioni del diavolo continuano, purtroppo, a produrre i loro effetti nel mondo. Ma nelle nostre anime non deve esserci posto per lo sconforto poiché chiunque sia l’autore dei nostri guai, dei disastri, dei conflitti, delle contraddizioni, noi sappiamo che il Signore ha “vinto il mondo” ( Giovanni , 16, 33)».
Lo scrive il patriarca di Mosca, Cirillo, nel suo messaggio pasquale, esortando i fedeli a testimoniare con le parole e le azioni «la grazia concessaci dalla nostra comunione con il Salvatore e la nostra presenza in seno alla sua Chiesa. Siamo pieni di zelo nella realizzazione dei comandamenti del Vangelo in modo che chi ci è vicino, come chi ci è lontano, possa seguire il nostro esempio e desideri partecipare al trionfo della fede e alla ricchezza della grazia donata da Dio a tutti coloro che gli sono fedeli». Il primate della Chiesa ortodossa russa cita san Giovanni Crisostomo: «Il giorno della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo è il fondamento del mondo, l’inizio della riconciliazione, la fine di ogni atto ostile, l’annientamento della morte, la sconfitta del diavolo». La risurrezione, aggiunge, «è l’essenza stessa del messaggio che i cristiani rivolgono al mondo». Il sacrificio di Cristo «è una risposta ai tentativi di così tanti uomini, di diverse culture e tradizioni, di andare incontro a Dio vivente». Tuttavia, «la nostra unità con il Signore non può ridursi alla partecipazione agli uffici liturgici o agli sforzi di preghiera personale. Questa unità deve trovare la sua piena espressione in tutti gli aspetti della nostra vita. Non possiamo partecipare in tutta serenità alla festa sapendo che ci sono vicino a noi uomini che non hanno trovato la gioia della vita in Dio, uomini che soffrono, che sono nella tristezza, nella solitudine, nella miseria o che sono maltrattati dalla malattia». Il patriarca Cirillo invita a impegnarsi affinché «il nome di Cristo sia glorificato ovunque nel mondo in modo che gli uomini, vedendo il bene compiuto per la gloria di Dio, possano avvicinarsi alla fede ortodossa, volgendo i loro cuori verso il Padre che è nei cieli».

© Osservatore Romano - 16 aprile 2017