MESSAGGIO PATRIARCALE PER LA SANTA PASQUA Prot. N. 169
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- Creato: 22 Aprile 2022
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B A R T O L O M E O
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA GRAZIA, PACE E MISERICORDIA
DA CRISTO GLORIOSAMENTE RISORTO
***
Dopo aver percorso la via delle lotte ascetiche della Santa e Grande Quaresima e aver
vissuto in compunzione la veneranda Passione del Signore, colmi ora della luce infinita della
Sua rifulgente Resurrezione, inneggiamo e glorifichiamo il Suo nome sovraceleste,
acclamando il “Cristo è risorto!” gioia del mondo.
La Resurrezione è il nocciolo della fede, della pietà, della cultura e della speranza
degli Ortodossi. La vita della Chiesa, nella sua manifestazione divino-umana, sacramentale
e liturgica, spirituale, etica e pastorale e nella buona testimonianza riguardo alla grazia che
viene in Cristo e dell’attesa “della comune resurrezione”, incarna e riflette la sconfitta
schiacciante della potenza della morte attraverso la Croce e la Resurrezione del nostro
Salvatore e l’affrancamento dell’uomo dalla “schiavitù del nemico”. La Resurrezione viene
testimoniata dai Santi e dai Martiri della fede, dal dogma, dall’ethos, dalla struttura
canonica e dalla liturgia della Chiesa, dai sacri templi, dai monasteri e dai nostri venerabili
santuari, dallo zelo divino del sacro clero, dalla dedizione senza precondizioni dell’avere e
dell’essere dei monaci in Cristo, dalla convinzione ortodossa dei fedeli e dall’impulso
escatologico dell’intero modo ecclesiastico di vivere.
La festa di Pasqua non è per gli Ortodossi una evasione temporanea dalla realtà
terrena e dalle sue contraddizioni, ma è una manifestazione della incrollabile fede che il
Redentore della stirpe di Adamo, che ha calpestato la morte con la morte, è il Signore della
storia, il Dio d’amore che è sempre “con noi” e “per noi”. La Pasqua è la certezza vissuta
che il Cristo è la Libertà che rende liberi, il fondamento, l’asse portante e l’orizzonte della
nostra vita. “Senza di me non potete fare nulla” (Gv. 15,5). Alcuna circostanza, “afflizione o
angoscia, o persecuzione, o fame, o nudità, o pericolo, o spada” (Rom. 8,35) può separare i
fedeli dall’amore di Cristo. Questa salda convinzione ispira e rafforza la nostra creatività e
la voglia di diventare nel mondo “collaboratori di Dio” (1 Cor. 3,9). Vi è la garanzia che
davanti ad ostacoli insormontabili e vicoli ciechi, là dove per l’uomo non si intravede una
soluzione, esiste una speranza e una prospettiva. “Ogni cosa posso in colui che mi fortifica,
Cristo” (Fil. 4,13). In Cristo risorto conosciamo che il male, in tutti i suoi aspetti, non ha la
ultima parola sul cammino dell’umanità. Pieni di riconoscenza e di gioia per l’onore e l’alto valore che è stato dato dal Signore
della gloria all’uomo, siamo addolorati davanti alla violenza dai molti volti, alla ingiustizia
sociale e alla violazione dei diritti umani nella nostra epoca. “Il radioso annuncio della
resurrezione” e il “Cristo è risorto” riecheggiano oggi con il fragore delle armi, con il grido
di angoscia delle vittime innocenti della violenza bellica e dei profughi, tra i quali si trova
un gran numero di fanciulli innocenti. Abbiamo constatato con i nostri occhi i problemi
durante la nostra recente visita in Polonia, dove si è rifugiato il maggior numero di profughi
dall’Ucraina. Abbiamo condiviso il dolore con il fedele e valoroso popolo Ucraino, che porta
una pesante croce, preghiamo e lottiamo per la pace e la giustizia e per quanti ne sono privi.
È inconcepibile per noi Cristiani tacere davanti alla degradazione della dignità umana.
Insieme con le vittime degli scontri armati, il “grande sconfitto” delle guerre è l’umanità,
che nella sua lunga storia non è riuscita ad abolire la guerra. La guerra non solo non risolve
i problemi, ma ne crea di nuovi e più complessi. Semina divisione e odio, ingrandisce il
divario tra i popoli. Noi crediamo fermamente, che l’umanità può vivere senza guerre e
violenza.
La Chiesa di Cristo, per sua natura, agisce come operatore di pace. Non solo prega
per la “pace che viene dall’alto” e per la “pace del mondo intero”, ma mette in evidenza la
importanza dello sforzo umano per il suo consolidamento. Proprio del cristiano è prima di
tutto l’”essere un operatore di pace”. Cristo magnifica gli operatori di pace, la cui lotta è una
presenza tangibile di Dio nel mondo e rappresenta la pace “che supera ogni intelligenza”
(Fil. 4,7), nella “nuova creazione”, nel Regno benedetto del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo. La nostra Chiesa, come opportunamente sottolinea il testo del Patriarcato Ecumenico:
“Per la vita del mondo. Verso un ethos sociale della Chiesa Ortodossa”, “onora i martiri che
hanno offerto la loro vita per la pace, come testimoni della forza dell'amore, della bellezza
della creazione nella sua forma prima e ultima e dell'ideale di una condotta umana, stabilita
da Cristo durante il suo ministero terreno” (§ 44).
La Pasqua è una festività di libertà, di gioia e di pace. Celebrando con mente pia la
Resurrezione di Cristo e vivendo in essa anche la nostra propria co-resurrezione, adorando
con fede il grande mistero della Divina Economia e partecipando alla “comune festa di
tutti”, rivolgiamo dalla sacra cattedra sempre crocifissa e risorta della Chiesa di
Costantinopoli a tutti voi, venerabili fratelli e amatissimi figli, un affettuoso saluto pasquale,
invocando su di voi la grazia e la misericordia di Colui che ha ucciso l’Ade e che ha donato
a noi la vita eterna il Cristo, Dio di tutto.
Fanar, Santa Pasqua, 2022
Il Patriarca di Costantinopoli
fervente intercessore di Cristo Risorto
per tutti voi.
PER MISERICORDIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA GRAZIA, PACE E MISERICORDIA
DA CRISTO GLORIOSAMENTE RISORTO
***
Dopo aver percorso la via delle lotte ascetiche della Santa e Grande Quaresima e aver
vissuto in compunzione la veneranda Passione del Signore, colmi ora della luce infinita della
Sua rifulgente Resurrezione, inneggiamo e glorifichiamo il Suo nome sovraceleste,
acclamando il “Cristo è risorto!” gioia del mondo.
La Resurrezione è il nocciolo della fede, della pietà, della cultura e della speranza
degli Ortodossi. La vita della Chiesa, nella sua manifestazione divino-umana, sacramentale
e liturgica, spirituale, etica e pastorale e nella buona testimonianza riguardo alla grazia che
viene in Cristo e dell’attesa “della comune resurrezione”, incarna e riflette la sconfitta
schiacciante della potenza della morte attraverso la Croce e la Resurrezione del nostro
Salvatore e l’affrancamento dell’uomo dalla “schiavitù del nemico”. La Resurrezione viene
testimoniata dai Santi e dai Martiri della fede, dal dogma, dall’ethos, dalla struttura
canonica e dalla liturgia della Chiesa, dai sacri templi, dai monasteri e dai nostri venerabili
santuari, dallo zelo divino del sacro clero, dalla dedizione senza precondizioni dell’avere e
dell’essere dei monaci in Cristo, dalla convinzione ortodossa dei fedeli e dall’impulso
escatologico dell’intero modo ecclesiastico di vivere.
La festa di Pasqua non è per gli Ortodossi una evasione temporanea dalla realtà
terrena e dalle sue contraddizioni, ma è una manifestazione della incrollabile fede che il
Redentore della stirpe di Adamo, che ha calpestato la morte con la morte, è il Signore della
storia, il Dio d’amore che è sempre “con noi” e “per noi”. La Pasqua è la certezza vissuta
che il Cristo è la Libertà che rende liberi, il fondamento, l’asse portante e l’orizzonte della
nostra vita. “Senza di me non potete fare nulla” (Gv. 15,5). Alcuna circostanza, “afflizione o
angoscia, o persecuzione, o fame, o nudità, o pericolo, o spada” (Rom. 8,35) può separare i
fedeli dall’amore di Cristo. Questa salda convinzione ispira e rafforza la nostra creatività e
la voglia di diventare nel mondo “collaboratori di Dio” (1 Cor. 3,9). Vi è la garanzia che
davanti ad ostacoli insormontabili e vicoli ciechi, là dove per l’uomo non si intravede una
soluzione, esiste una speranza e una prospettiva. “Ogni cosa posso in colui che mi fortifica,
Cristo” (Fil. 4,13). In Cristo risorto conosciamo che il male, in tutti i suoi aspetti, non ha la
ultima parola sul cammino dell’umanità.
della gloria all’uomo, siamo addolorati davanti alla violenza dai molti volti, alla ingiustizia
sociale e alla violazione dei diritti umani nella nostra epoca. “Il radioso annuncio della
resurrezione” e il “Cristo è risorto” riecheggiano oggi con il fragore delle armi, con il grido
di angoscia delle vittime innocenti della violenza bellica e dei profughi, tra i quali si trova
un gran numero di fanciulli innocenti. Abbiamo constatato con i nostri occhi i problemi
durante la nostra recente visita in Polonia, dove si è rifugiato il maggior numero di profughi
dall’Ucraina. Abbiamo condiviso il dolore con il fedele e valoroso popolo Ucraino, che porta
una pesante croce, preghiamo e lottiamo per la pace e la giustizia e per quanti ne sono privi.
È inconcepibile per noi Cristiani tacere davanti alla degradazione della dignità umana.
Insieme con le vittime degli scontri armati, il “grande sconfitto” delle guerre è l’umanità,
che nella sua lunga storia non è riuscita ad abolire la guerra. La guerra non solo non risolve
i problemi, ma ne crea di nuovi e più complessi. Semina divisione e odio, ingrandisce il
divario tra i popoli. Noi crediamo fermamente, che l’umanità può vivere senza guerre e
violenza.
La Chiesa di Cristo, per sua natura, agisce come operatore di pace. Non solo prega
per la “pace che viene dall’alto” e per la “pace del mondo intero”, ma mette in evidenza la
importanza dello sforzo umano per il suo consolidamento. Proprio del cristiano è prima di
tutto l’”essere un operatore di pace”. Cristo magnifica gli operatori di pace, la cui lotta è una
presenza tangibile di Dio nel mondo e rappresenta la pace “che supera ogni intelligenza”
(Fil. 4,7), nella “nuova creazione”, nel Regno benedetto del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo. La nostra Chiesa, come opportunamente sottolinea il testo del Patriarcato Ecumenico:
“Per la vita del mondo. Verso un ethos sociale della Chiesa Ortodossa”, “onora i martiri che
hanno offerto la loro vita per la pace, come testimoni della forza dell'amore, della bellezza
della creazione nella sua forma prima e ultima e dell'ideale di una condotta umana, stabilita
da Cristo durante il suo ministero terreno” (§ 44).
La Pasqua è una festività di libertà, di gioia e di pace. Celebrando con mente pia la
Resurrezione di Cristo e vivendo in essa anche la nostra propria co-resurrezione, adorando
con fede il grande mistero della Divina Economia e partecipando alla “comune festa di
tutti”, rivolgiamo dalla sacra cattedra sempre crocifissa e risorta della Chiesa di
Costantinopoli a tutti voi, venerabili fratelli e amatissimi figli, un affettuoso saluto pasquale,
invocando su di voi la grazia e la misericordia di Colui che ha ucciso l’Ade e che ha donato
a noi la vita eterna il Cristo, Dio di tutto.
Fanar, Santa Pasqua, 2022
Il Patriarca di Costantinopoli
fervente intercessore di Cristo Risorto
per tutti voi.