Gerusalemme Quella pietra del Muro del Pianto. È caduta all’indomani della festa ebraica di Tisha b’Av - L'Osservatore Romano

muro pianto pietra(Beatrice Guarrera) Erano passate poche ore dalla preghiera finale di Tisha b’Av, la festa ebraica che ricorda la distruzione del primo e del secondo tempio di Gerusalemme, quando una pietra si è staccata dal Muro del Pianto e si è schiantata al suolo, poco distante da una donna in preghiera. È accaduto a Gerusalemme il 23 luglio nelle prime ore del mattino.
L’episodio ha destato molta preoccupazione, se si pensa che ogni giorno centinaia di persone pregano proprio lì, in quello che è considerato il luogo più sacro per gli ebrei. Soltanto la sera prima, migliaia di fedeli provenienti da tutto il mondo si erano radunati sotto al Muro, intonando canti funebri a ricordo della distruzione del primo e del secondo tempio e della diaspora del popolo ebraico.
L’area in cui è avvenuto l’incidente non è comunque la più frequentata, dato che si tratta di una parte comune del Muro raggiungibile da una piattaforma di legno, situata a sud della piazza principale di preghiera, in cui sono ammessi insieme sia maschi che femmine. Fortunatamente il masso caduto dal Muro, di circa cento chili, non ha fatto vittime, ma l’area adiacente è stata recintata, fino a che non verranno condotti tutti i controlli necessari. L’unica donna presente, Daniella Goldberg, 79 anni, racconta di non aver sentito o avvertito nulla, finché non ha visto il masso piombare a destra dei suoi piedi. Intervistata poco dopo l’incidente, ha spiegato anche che ha provato a non distrarsi dalla preghiera, nonostante l’accaduto.
«Per ora crediamo che la pietra si sia staccata per cause naturali — spiega Amit Reem, archeologo dell’Autorità per le antichità israeliane — forse per la crescita della vegetazione o per infiltrazioni d’acqua. Ricordiamoci che stiamo parlando di un muro antico duemila anni e in cui c’è quindi molta pressione».
Il Muro del Pianto, chiamato anche Muro occidentale o in ebraico Kotel (“muro”), è parte di ciò che resta del complesso monumentale del secondo tempio, costruito da Erode il Grande e distrutto nel 70 dell’era cristiana dai romani. I muratori che lavoravano per il sovrano costruirono ogni blocco con precisione millimetrica e li posarono senza materiali per incollarli. Ogni grosso masso pesa ancora oggi decine di tonnellate ed è profondo anche diversi metri.
«Fino a che non verifichiamo tutto, non possiamo dire la ragione esatta della caduta della pietra — ha continuato Amit Reem — e lavoreremo nelle prossime settimane, dopo aver installato un’impalcatura, per esaminare tutto il Muro. Ci saranno ingegneri, archeologi, esperti che controlleranno ogni parte di quest’area sistematicamente».
L’accaduto solleva la questione della sicurezza del Muro, ma l’archeologo dell’Autorità per le antichità israeliane rassicura: «Il muro dove migliaia di persone pregano è sicuro, dato che due volte all’anno la Fondazione del patrimonio del Muro occidentale, con i suoi ingegneri, controlla ogni pietra del Muro del Pianto». L’istituzione senza fini di lucro Western Wall Heritage Foundation è nata infatti nel 1988, sotto l’impulso del ministero degli affari religiosi, proprio con l’intento di sviluppare e preservare il Kotel e i suoi tunnel.
Il 25 luglio la pietra è stata sollevata con una gru e portata poi negli uffici della Fondazione del patrimonio del Muro occidentale, secondo quanto deciso dal rabbino capo Israel Lau, dopo aver visitato il muro con il ministro della cultura Miri Regev e con il rabbino del Muro del Pianto, Shmuel Rabinovitch. Tutti gli interventi sono stati condotti sotto la supervisione dell’Autorità per le antichità israeliane.
«Forse nel futuro la rimetteremo a posto nel luogo originario — spiega Amit Reem — ma nella caduta di questa pietra vediamo un’opportunità, perché speriamo di poter lavorare insieme al governo israeliano e una volta per tutte occuparci di ogni singola pietra del Muro del Pianto e ispezionare i siti archeologici della Città Vecchia di Gerusalemme. È una sorta di missione nazionale. Speriamo che il governo ci aiuterà».
Sebbene sembra che in altre parti della città vecchia si siano verificati episodi simili, non è molto comune la caduta di una pietra del Muro del Pianto. «Un evento insolito che non si verificava da decenni» lo definisce il rabbino del Muro del Pianto, Shmuel Rabinovitch. «Il fatto che sia accaduto un giorno dopo il 9 di Av (giorno del calendario ebraico in cui cade la festa di Tisha b’Av), in cui abbiamo pianto la distruzione dei templi, solleva dubbi e domande che l’animo umano è troppo piccolo per contenere — sostiene ancora il rabbino — ed è necessaria una ricerca interiore. Ringrazio però il creatore che è stato evitato un grave disastro».
Il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha salutato la mancanza di feriti come «un grande miracolo», e ha aggiunto che intende chiedere all’Ufficio del primo ministro di espandere le ispezioni periodiche del sito. Intanto l’Autorità per le antichità israeliane assicura che, insieme alla municipalità, alla polizia, all’ufficio cultura, sta impiegando il massimo sforzo per riaprire al più presto l’area. «Credo che entro due o tre mesi ce la faremo a concludere il lavoro», conclude Amit Reem.
L'Osservatore Romano, 27-28 luglio 2018