Per dare voce a chi non ha voce · L’annuale colletta per la Terra Santa ·

colletta TS 86fcc154cd15e0716fbfc682b127cb64Pubblichiamo il testo della lettera inviata lo scorso 26 febbraio, mercoledì delle Ceneri, ai vescovi di tutti il mondo dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, in occasione dell’annuale colletta per la Terra Santa.

«Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo; non bisogna dormire durante questo tempo» (Blaise Pascal, Pensieri, 553). La frase di Pascal ci richiama il mistero della lotta e della sofferenza del Redentore, che proprio l’anno liturgico e in special modo la Settimana Santa e il Triduo Sacro ci fanno celebrare e attualizzare. Ma è una affermazione che sottolinea anche il fatto che il Cristo si identifica con l’agonia e la sofferenza di coloro che nella storia sembrano non conoscere altro che un interminabile Venerdì Santo: le persone provate dalla solitudine, dalla guerra e dalla fame, dal rifiuto e dall’abbandono.

Papa Francesco nella preghiera pronunciata al termine della via Crucis al Colosseo il 19 aprile 2019, rivede i mali e i dolori del mondo e li pone al fianco della croce di Gesù: «La croce delle persone affamate di pane e di amore; la croce delle persone sole e abbandonate perfino dai propri figli e parenti; la croce delle persone assetate di giustizia e di pace; la croce delle persone che non hanno il conforto della fede; la croce degli anziani che si trascinano sotto il peso degli anni e della solitudine; la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici; la croce dei piccoli, feriti nella loro innocenza e nella loro purezza; la croce dell’umanità che vaga nel buio dell’incertezza e nell’oscurità della cultura del momentaneo». E conclude: «Signore Gesù, ravviva in noi la speranza della risurrezione e della Tua definitiva vittoria contro ogni male e ogni morte».

La Terra Santa è il luogo fisico in cui Gesù ha vissuto questa agonia e questa sofferenza trasformandola in azione redentiva grazie a un amore infinito. Nel Getsemani lo fa fino a sudare sangue. Nel Cenacolo anticipa l’offerta di sé che farà sulla croce attraverso il dono dell’Eucaristia, ma anche attraverso la lavanda dei piedi e il precetto dell’amore fraterno. Lungo la Via Dolorosa possiamo ancora immaginare i luoghi del duplice processo e della condanna di Gesù. Lo possiamo vedere mentre percorre la strada portando la croce, è aiutato dal Cireneo, fino a giungere sul Golgota per essere inchiodato, affidarci Maria, consegnarsi nelle mani del Padre e morire, essere deposto in un sepolcro nuovo e vuoto dal quale risorgerà il terzo giorno.

La Terra Santa e in modo speciale la comunità cristiana ivi residente ha sempre occupato un posto importante e speciale nel cuore della Chiesa universale che — come ricorda san Paolo — nel momento in cui si impegna a esprimere la propria solidarietà, anche economica, con Gerusalemme, compie un atto di restituzione: da Gerusalemme tutta la Chiesa ha ricevuto infatti il dono e la gioia del Vangelo e della salvezza in Cristo Gesù «che da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà» (2 Cor 7, 9). Ed è la consapevolezza del dono ricevuto, che motiva ancora a donare con gioia e generosità.

Voi ben sapete quali dure prove abbia subìto lungo i secoli la Chiesa che vive in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente. Quelle prove ancora non sono finite: la tragedia della continua e progressiva riduzione del numero di fedeli locali, può comportare il conseguente rischio di veder scomparire le diverse tradizioni cristiane che risalgono ai primi secoli. Lunghe e logoranti guerre hanno prodotto e continuano a produrre milioni di rifugiati e condizionano fortemente il futuro di intere generazioni, che si vedono private dei beni più elementari come il diritto a un’infanzia serena, a un’istruzione scolastica organica, a una giovinezza dedita alla ricerca di un lavoro, alla formazione di una famiglia, alla scoperta della propria vocazione, a una vita adulta operosa e dignitosa e a una vecchiaia serena.

La Chiesa continua a operare per la salvaguardia della presenza cristiana e per dar voce a chi non ne ha. Lo fa certamente sul versante pastorale e liturgico, che è fondamentale per la vita delle nostre piccole comunità. Ma Essa continua ad impegnarsi in modo serio anche per provvedere a un’educazione di qualità attraverso le scuole, che sono fondamentali per salvaguardare l’identità cristiana e per costruire una convivenza fraterna specialmente con i musulmani, secondo le indicazioni contenute nella Dichiarazione di Abu Dhabi. La Chiesa continua, grazie alla generosità dei fedeli di tutto il mondo, a mettere a disposizione case per i giovani che desiderano formare una nuova famiglia, così come a creare opportunità di lavoro. E ancora a provvedere un aiuto materiale concreto lì dove si presentano forme di povertà endemica, come pure bisogni sanitari ed emergenze umanitarie legate ai flussi di rifugiati e di lavoratori migranti stranieri.

Anche la cura dei santuari, che sarebbe impossibile senza la colletta pro Terra Sancta, è di fondamentale importanza, sia perché essi sono i luoghi materiali che conservano la memoria della divina rivelazione, del mistero dell’incarnazione e della nostra redenzione; sia perché in quei luoghi la comunità cristiana locale trova le fondamenta della propria identità. Attorno ai santuari e grazie alla loro presenza trovano un lavoro dignitoso molti dei fedeli cristiani impegnati nell’accogliere i milioni di pellegrini che in questi ultimi anni giungono, sempre più numerosi, per visitare i luoghi santi.

A Lei, ai Sacerdoti, ai Consacrati e ai Fedeli, che si adoperano per la buona riuscita della Colletta, in fedeltà ad un’opera che la Chiesa richiede di compiere a tutti i suoi figli secondo le modalità note, ho la gioia di trasmettere la viva riconoscenza del Santo Padre Francesco. E mentre invoco copiose benedizioni divine su codesta Diocesi, porgo il più fraterno saluto nel Signore Gesù.

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