Celebrare la vita. Natale in una Betlemme senza pellegrini (+ audio)

caritas baby hospitalDa mesi non c'è il brulicare consueto di chi arriva dall'estero a visitare i luoghi santi. Manca il lavoro e le tensioni sociali si inaspriscono. L'esperienza di suor Corradin, del Caritas Baby Hospital, che fa i conti con le preoccupazioni sanitarie e racconta il senso del Natale: accogliere la novità di vita di ogni giorno

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Il cuore della natività vive il deserto. Negozi in larga parte chiusi, imposti forti limitazioni agli spostamenti durante la settimana, stop nei week end e mantenimento del coprifuoco notturno dalle 19 alle 6 del mattino. Speciali protocolli da osservare per le liturgie cattoliche, così come per le preghiere nelle moschee. Eppure, anche in questa atmosfera surreale, la vita continua a pulsare, tra le povertà e le malattie. 

Celebrazioni contingentate e l'incognita della presenza del Patriarca

Monsignor Pizzaballa, che giorni fa ha annunciato di essere positivo al coronavirus anche se asintomatico, è atteso per la celebrazione della Messa di mezzanotte del 24 dicembre che questa volta – vista la situazione sanitaria dei Territori – avrà alcune particolarità rispetto agli anni passati. Non è prevista, per esempio, la partecipazione del presidente palestinese Abu Mazen, mentre ci saranno i consoli generali a Gerusalemme di Francia, Spagna, Belgio e Italia. I riti avranno inizio il 24 con la tradizionale partenza mattutina da Gerusalemme del patriarca (in caso di impossibilità ci sarà un suo delegato). Prima sosta presso il Monastero ortodosso di Sant'Elia per un incontro con una rappresentanza ridotta della parrocchia di Beit Jala, a poca distanza da Betlemme. Seconda sosta, con le stesse modalità, alla Tomba di Rachele e quindi l'ingresso a Betlemme con la tradizionale accoglienza degli Scout al suono delle cornamuse, del sindaco e dei rappresentanti delle Chiese ortodossa ed armena. A mezzanotte Messa della Vigilia a Santa Caterina con distanziamento e mascherine e il giorno di Natale, nella stessa chiesa, Messa con la parrocchia di Betlemme.

L'impegno per fronteggiare il virus

“C’è un miscuglio di sentimenti che si avvicendano nella quotidianità”, racconta Suor Lucia Corradin, terziara francescana delle Elisabettine, da 18 anni al Caritas Baby Hospital, l’unico ospedale pediatrico della Palestina che coinvolge e forma le madri nella cura dei bambini. Spiega che le messe contingentate provocano una certa sofferenza nei fedeli. Ma sono soprattutto gli effetti collaterali della pandemia a preoccupare già da tempo: la cittadina, solitamente gremita di pellegrini, è pressoché deserta e “le conseguenze della crisi economica, con l’incremento della disoccupazione, si fanno sentire soprattutto per i piccoli artigiani, i gestori degli hotel, tutto l’indotto del turismo”.

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